Gianfranco Ferraro
Acquasanta, Culla della cultura indocinese sin dai tempi della preistoria, bagnata dalla “Madre delle acque” (così viene chiamato il fiume Mekong in questa zona) e inserita in una valle incantevole, la
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Acquasanta

Culla della cultura indocinese sin dai tempi della preistoria, bagnata dalla “Madre delle acque” (così viene chiamato il fiume Mekong in questa zona) e inserita in una valle incantevole, la città di Luang Prabang è dal 1995 patrimonio dell’UNESCO.

Ci troviamo nella Repubblica Popolare Democratica del Laos, stato del sud-est asiatico.

Una leggenda narra di una sfida tra il dio del cielo, Kabinlaphom, e Thammabane, un ragazzo figlio di contadini, pena la decapitazione. Il ragazzo vince la sfida. Kabinlaphom prima di morire chiede alle sue sette figlie di custodire la sua testa nella grotta di Khanthoumali e di annaffiarla ogni anno ad aprile.

Da questa leggenda nasce la festa più importante e sentita del Laos, il Pee Mai Lao (Capodanno Laotiano) o Koudsongkhane (Festa dell’acqua) che si svolge ad Aprile.

L’acqua, fonte di vita, simbolo “mitologico” e spirituale che ha sempre rappresentato lo scorrere del tempo e delle cose, rimane la protagonista assoluta di questi giorni di festa.

Nei vari templi durante il Capodanno, le raffigurazioni di Budda vengono prelevate dai loro luoghi permanenti e collocate temporaneamente in luoghi facilmente raggiungibili, in modo che gli abitanti possano spruzzarle con acqua profumata da petali di fiori. L’acqua che cola dalle statue viene, poi raccolta e portata a casa, dove viene usata per bagnare parenti ed amici. In tal modo, si crede di benedire, pulire e purificare coloro che la ricevono.
Uno dei momenti più significativi della festa è la processione del Phra Bang, una statua alta 83 cm, scolpita in bronzo e rivestita in oro, che raffigura il Budda in piedi con i palmi delle mani rivolti in avanti nell’atto di rassicurare e allontanare la paura.

Un altro momento importante di questa festa, che richiama l’importanza del potere dell’acqua per questo popolo, è la danza dei mitici Pou Gneu e Gna Gneu. Secondo la leggenda del luogo, i due spiriti, dalla faccia rossa, fecero apparire la terra calpestando l'immenso oceano che copriva il mondo e, grazie al piccolo leone catturato in Himalaya e poi domato, avrebbero eliminato una bestia che terrorizzava la città.



Le funzioni che vengono svolte nei giorni del Capodanno Laotiano sono veramente tante, tutte particolarmente sentite e molto meditative. Esiste, anche, un aspetto ludico e festaiolo, probabilmente stimolato da un turismo sempre più importante e voluto fortemente dal governo, che si discosta dalla componente spirituale.
Ed ecco che l’acqua profumata, l’acqua “santa”, pregna del potere del Budda, oltre ad essere versata sulle case e sugli stupa di sabbia in segno di purificazione per il nuovo anno, viene, colorata, caricata in secchi, in bidoni, dentro pistole e fucili di plastica, che in grandi quantità vengono venduti nei vari market locali, pronta per essere sparata da tutti su tutti, monaci compresi.

Scene e gesta che in alcuni casi evocano, persino, immagini di guerra, ben lontane dal senso più profondo di questa festa ma che, tutto sommato, si accettano, un po’ perché la stagione estremamente calda lo permette e anche perché pur sempre ispirate da un senso di gioia e di condivisione.

Anche se non sempre si è pronti a ricevere delle grandi secchiate d’acqua in faccia, è bene accettarle, in silenzio, anzi, sorridendo e augurando a tutti un felice anno nuovo, Souksan Van Pi Mai.
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